La
procura di Bari mette il primo punto nell’inchiesta sui risparmiatori che hanno
visto svalutare le proprie azioni della Banca popolare. Lo fa accusando di
truffa alcuni funzionari e i vertici dell’istituto di credito: nei giorni
scorsi è stato infatti notificato un avviso di conclusione delle indagini al
presidente del consiglio di amministrazione, Marco Jacobini e all’allora
direttore generale (oggi amministratore delegato) Vincenzo De Bustis.
Il caso riguarda una signora di 84 anni che ha
acquistato titoli e ha visto svalutare il proprio capitale. Secondo la procura
lo ha fatto spinta con “artifizi e raggiri” da due funzionari che
avrebbero approfittato della sua “particolare situazione di vulnerabilità
” si legge negli atti, spingendola “ad acquistare prodotti finanziari
illiquidi e ad elevata rischiosità per 130mila euro”. La teoria della
Procura è la
stessa della Consob che ha infatti sanzionato per due volte
l’intero cda della banca, multe poi sospese dalla corte di Appello di Bari.
Secondo gli investigatori i funzionari della banca non “avrebbero
sufficientemente informato il cliente dei rischi connessi all’acquisto dei
titoli”.
E
avrebbero truccato le carte. Nello specifico “manipolato il questionario
di profilatura del rischio della signora” con una motivazione precisa:
“porre le basi – si legge nei documenti firmati dal procuratore
aggiunto Roberto
Rossi – per la successiva collocazione di strumenti
finanziari evidentemente inadeguati alle caratteristiche personali della
persona offesa”. La manipolazione sarebbe consistita nell’aver
“alterato le dichiarazioni sulle strategie di investimento della cliente che
nel 2008 dichiarava di orientarsi a favore di investimenti che le consentissero
di proteggere il capitale e ricevere flussi di cassa periodici, costanti e
prevedibili” e che poi invece successivamente si trovava con un
investimento che si attendeva crescite significative “supportando forti
oscillazioni di valore”.
Il caso è in realtà soltanto uno tra i
tantissimi che la procura di Bari sta valutando nell’ambito di un’inchiesta più
ampia che verosimilmente a breve sarà chiusa. La questione gira attorno alle
azioni messe sul mercato a 9,53 euro, quando Popolare comprò sotto la spinta di
Banca d’Italia l’istituto Tercas. E che ora si scambiano a 2,38. La
magistratura sta indagando per capire se si è trattato di normali operazioni o
se l’istituto ha truffato i risparmiatori. Intanto la banca cerca di correre ai
ripari. Ha annunciato, per gli azionisti delusi, un plafond da 350 milioni per
finanziare prestiti personali a tassi vantaggiosi o mutui fino a 40 anni, con
polizze vita a carico della banca, per un massimo di 300 mila euro.