Nella prossima assemblea del 30 giugno, gli azionisti della BPB saranno chiamati a decidere se trasformare la banca da cooperativa a società per azioni.
Nella società cooperativa il voto è capitario, ossia ogni azionista vota per uno, indipendentemente dalla quantità di azioni che possiede. Nella S.p.A., invece, il voto pesa sulla base della quantità di azioni possedute.
La verifica dei numeri di bilancio eseguita dai Commissari ha accertato che le perdite della banca hanno eroso per intero il capitale sociale detenuto dagli attuali azionisti, che si è quindi azzerato.
La Banca Medio Credito Centrale ed il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi sono pronti a ripianare le perdite e ricostituire il capitale della BPB versando una somma rilevante di circa 1,6 miliardi di euro. Tuttavia, la prima condizione perché ciò accada è che si passi dal voto capitario al voto per quote, perché di certo questi enti non possono versare queste somme e poi votare per uno (per assurdo, tre azionisti che acquistassero mille euro di azioni, conterebbero più di loro, se rimanesse la forma sociale cooperativa).
Quindi, se gli azionisti votassero contro la trasformazione in S.p.A. in assemblea, il giorno dopo MCC ed il FITD negherebbero la ricapitalizzazione e la banca sarebbe posta in liquidazione coatta amministrativa.
Le conseguenze sarebbero quelle già viste in vari altri casi, il FITD aiuterà un’altra banca ad acquistare “a un euro” la BPB, salvando così tutti i correntisti, i lavoratori, le imprese del territorio che hanno bisogno di liquidità, ma azzerando totalmente gli azionisti e tutti gli obbligazionisti.
Una precisazione, per completezza, bisogna farla sul FIR, il Fondo Indennizzi Risparmiatori che non si applica e non si applicherebbe comunque alla BPB, anche in caso di messa in liquidazione coatta amministrativa, per due ragioni: 1) la legge istitutiva del FIR circoscrive la sua applicazione alle banche già “fallite”; 2) la più importante è che mancano le risorse, perché purtroppo già l’attuale dotazione del Fondo (1,5 miliardi di euro in tre anni), in realtà, appare insufficiente a coprire davvero il 30% degli azionisti delle varie banche decotte (il cui capitale sociale complessivo era ben oltre i dodici miliardi di euro).
Nello scenario positivo della trasformazione in S.p.A. si avranno le seguenti conseguenze: 1) gli obbligazionisti riceveranno il totale rimborso delle obbligazioni per euro 285 milioni, visto che MCC è una banca statale, solida e quindi più che capace di rimborsare quel debito; 2) gli azionisti riceveranno subito quello che i Commissari hanno promesso a livello di ristori; 3) tutti gli azionisti che hanno già intentato una causa – o che la vogliano avviare in futuro – hanno necessità di avere dinanzi una banca solida e solvibile, mentre in caso di l.c.a., per legge, nessuna azione giudiziale può esser avviata o proseguita; 4) con l’arrivo della nuova proprietà gestita da MCC, sarà possibile rafforzare il tavolo di conciliazione o negoziare altre soluzioni stragiudiziali che riconcilino l’azionista-cliente con la banca.
Per queste 4 concrete ed evidenti ragioni, in antitesi con lo scenario dannoso e antieconomico della l.c.a., appare chiaro che l’unica scelta utile per gli azionisti sia votare a favore della trasformazione in S.p.A..
Il 13 giugno la banca ha pubblicato l’avviso di convocazione dell’assemblea dei soci, con le istruzioni per le modalità con cui votare, presente sul sito della banca.
Nella prossima assemblea del 30 giugno, gli azionisti della BPB saranno chiamati a decidere se trasformare la banca da cooperativa a società per azioni.
Nella società cooperativa il voto è capitario, ossia ogni azionista vota per uno, indipendentemente dalla quantità di azioni che possiede. Nella S.p.A., invece, il voto pesa sulla base della quantità di azioni possedute.
La verifica dei numeri di bilancio eseguita dai Commissari ha accertato che le perdite della banca hanno eroso per intero il capitale sociale detenuto dagli attuali azionisti, che si è quindi azzerato.
La Banca Medio Credito Centrale ed il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi sono pronti a ripianare le perdite e ricostituire il capitale della BPB versando una somma rilevante di circa 1,6 miliardi di euro. Tuttavia, la prima condizione perché ciò accada è che si passi dal voto capitario al voto per quote, perché di certo questi enti non possono versare queste somme e poi votare per uno (per assurdo, tre azionisti che acquistassero mille euro di azioni, conterebbero più di loro, se rimanesse la forma sociale cooperativa).
Quindi, se gli azionisti votassero contro la trasformazione in S.p.A. in assemblea, il giorno dopo MCC ed il FITD negherebbero la ricapitalizzazione e la banca sarebbe posta in liquidazione coatta amministrativa.
Le conseguenze sarebbero quelle già viste in vari altri casi, il FITD aiuterà un’altra banca ad acquistare “a un euro” la BPB, salvando così tutti i correntisti, i lavoratori, le imprese del territorio che hanno bisogno di liquidità, ma azzerando totalmente gli azionisti e tutti gli obbligazionisti.
Una precisazione, per completezza, bisogna farla sul FIR, il Fondo Indennizzi Risparmiatori che non si applica e non si applicherebbe comunque alla BPB, anche in caso di messa in liquidazione coatta amministrativa, per due ragioni: 1) la legge istitutiva del FIR circoscrive la sua applicazione alle banche già “fallite”; 2) la più importante è che mancano le risorse, perché purtroppo già l’attuale dotazione del Fondo (1,5 miliardi di euro in tre anni), in realtà, appare insufficiente a coprire davvero il 30% degli azionisti delle varie banche decotte (il cui capitale sociale complessivo era ben oltre i dodici miliardi di euro).
Nello scenario positivo della trasformazione in S.p.A. si avranno le seguenti conseguenze: 1) gli obbligazionisti riceveranno il totale rimborso delle obbligazioni per euro 285 milioni, visto che MCC è una banca statale, solida e quindi più che capace di rimborsare quel debito; 2) gli azionisti riceveranno subito quello che i Commissari hanno promesso a livello di ristori; 3) tutti gli azionisti che hanno già intentato una causa – o che la vogliano avviare in futuro – hanno necessità di avere dinanzi una banca solida e solvibile, mentre in caso di l.c.a., per legge, nessuna azione giudiziale può esser avviata o proseguita; 4) con l’arrivo della nuova proprietà gestita da MCC, sarà possibile rafforzare il tavolo di conciliazione o negoziare altre soluzioni stragiudiziali che riconcilino l’azionista-cliente con la banca.
Per queste 4 concrete ed evidenti ragioni, in antitesi con lo scenario dannoso e antieconomico della l.c.a., appare chiaro che l’unica scelta utile per gli azionisti sia votare a favore della trasformazione in S.p.A..
Il 13 giugno la banca ha pubblicato l’avviso di convocazione dell’assemblea dei soci, con le istruzioni per le modalità con cui votare, presente sul sito della banca.
Per info: tel. 080/5217088 – cell. 334/3556495 – mail. aletaccogna.confconsumatoribari@gmail.com