Cari soci,
in queste settimane il Comitato ha continuato a lavorare su tutti i fronti paralleli di tutela.
L’interesse primario degli azionisti è recuperare il valore investito nelle azioni e questo può avvenire attraverso due strade: la via del recupero della redditività della banca e quindi del ritorno agli utili, condizione indispensabile per far tornare appetibili e quindi vendibili le azioni, nonché la via giudiziale.
Per quel poco che valgono le nostre forze e le
nostre competenze, noi faremo di tutto per evitare che si concretizzi lo
scenario di quanto accaduto alle due banche venete, dove chi ha pagato sono
stati soltanto azionisti e dipendenti, oltre che il territorio che ha visto
diminuire gli impieghi.
Per tale ragione, a questo punto, riteniamo opportuno avviare una raccolte di firme dei soci a sostegno del programma di iniziative da noi proposto fin da gennaio di quest’anno e già portato all’attenzione della banca attraverso l’Osservatorio, ed ancora non adottato.
Si tratta di indurre la banca a porre finalmente in essere azioni che, come leggerete, sono finalizzate a garantire redditività all’azienda.
All’inizio del prossimo mese organizzeremo un nuovo incontro per raccontarvi lo stato dell’arte sui vari fronti e avvieremo una raccolta firme capillare su tutto il territorio, per dimostrare a tutti che la banca è degli azionisti e non del CDA.
Con riguardo alla via giudiziale abbiamo incamerato tante decisioni favorevoli ad azionisti, l’accoglimento di esposti alla Consob che hanno portato l’Autorità di Vigilanza a sanzionare la banca riconoscendo condotte in violazione delle regole imposte dal Testo Unico della Finanza, azioni in sede penale e dinanzi al Tribunale Civile di cui si attendono ancora gli esiti.
Soprattutto abbiamo ottenuto il Tavolo di conciliazione dove per chi ha avviato cause ed ha avuto decisioni favorevoli, la banca ha fatto un primo passo concreto di pacificazione con i suoi azionisti, conciliando le cause in corso proponendo il versamento di percentuali significative.
A breve saremo in grado di dare i numeri complessivi di quanto il tavolo di conciliazione sta rimettendo nelle tasche degli azionisti.
Infine, abbiamo rilevato che, a tutt’oggi, la disposizione normativa che prevedeva vantaggi per quasi 500 milioni di euro per il patrimonio della banca, e di riflesso per i suoi azionisti, continua a non trovare concreta attuazione.
Anche da questo punto di vista riteniamo utile sollecitare la politica (inviando una nota ai Parlamentari pugliesi) per sostenere l’attuazione di un provvedimento così importante e di così doverosa attuazione (visto che è una legge dello Stato).
Anche il più volte paventato diritto ad un risarcimento per i danni subiti dalla Banca Popolare di Bari, a seguito delle disposizioni europee contro il legittimo intervento del fondo interbancario nell’affare Tercas, sembra svanito nel nulla. Si tratta di centinaia di milioni che di fatto potrebbero essere un asset a favore degli azionisti.
Vogliamo quindi lamentare con estremo vigore la latitanza degli organi istituzionali deputati a garantire l’applicazione di leggi dello Stato.
La BCE pochi giorni fa ha ritenuto legittimo un salvataggio di una banca tedesca operato con 2,8 miliardi di euro pagati dai Lander, ossia dalle Regioni, ritenendo che quello non è un aiuto di Stato!
Ci opponiamo alla vendita indiscriminata di asset attivi (che sono di proprietà degli azionisti, è bene ricordarlo, e che quindi non possono esser svenduti) e alla chiusura diffusa di sportelli della Popolare di Bari che porterebbe alla riduzione dei servizi offerti ai clienti, specie in aree periferiche e rurali, con riduzione dei ricavi.
La necessità di ridurre i costi non deve andare a detrimento del livello dei servizi offerti e anche della possibilità di dedicare personale ad attività remunerative per l’azienda.
L’obiettivo è garantire la produttività dei dipendenti (come, ad esempio, il nostro programma di azioni prevede) e non licenziare tante centinaia di persone.
Concludiamo sottolineando che se il piano
industriale, che attendiamo ancora di conoscere pubblicamente, dovesse
prevedere solo la vendita di asset e beni della banca e licenziamenti, non
c’era bisogno di scomodare consulenti e manager e di cambiare il CDA, dai quali
invece ci si attende iniziative di rilancio e innovative e non le solite
vecchie soluzioni applicate in ogni crisi, dove a pagare sono solo gli
azionisti ed i dipendenti, oltre che il territorio che vedrebbe sfumare la più
importante banca locale, nell’incredibile silenzio e inerzia delle istituzioni
politiche.
Di seguito si indicano i punti di cui si chiede
l’immediata applicazione:
1. Procedere alla fusione con almeno un’altra
banca popolare del sud in bonis e accedere cosi al vantaggio del DTA sancito
dal Decreto Crescita di aprile 2019 e che vale quasi 500 milioni di euro. Non svendere crediti deteriorati (NPL) e crediti incagliati
(UTP) che sono attivi della banca, ma creare lo strumento societario che
permetta il recupero all’interno del patrimonio della banca (non vogliamo un
nuovo caso Banco di Napoli).
2. Costituzione di un Fondo interbancario su base volontaria che
garantisca un dividendo agli odierni azionisti e ridia liquidità al titolo
azionario. Tale Fondo dovrà essere aperto anche all’apporto di soggetti
istituzionali, tra i quali auspichiamo vi sia la Regione Puglia, che permetta
in maniera definitiva la soluzione dell’annoso problema della liquidabilità del
titolo.
3. Allargare la possibilità di sospendere la corresponsione della
sorte capitale di mutui e finanziamenti, anche alle Pmi.
4. Per le aziende del settore agricolo è
opportuno offrire, oltre a quanto previsto nel punto precedente, anche un
contratto di mutuo misto (e cioè che contempli sia uno scopo predeterminato,
sia liquidità) opportunamente garantito, che includa nel proprio costo in
termini di interessi anche una assicurazione contro gli eventi atmosferici
avversi. In vista del sempre crescente bisogno del territorio di servizi
sanitari, che sempre più sono affidati alle strutture convenzionate,
prevedere linee di credito particolari per le strutture sanitarie con garanzia
pubblica, da abbinare a linee di credito privilegiate per il personale
dipendente della c.d.c. cui aggiungere, nel caso di medici, infermieri e figure
dirigenziali (privacy, odv, AD etc.) polizze assicurative offerte da compagnie
assicurative in partnership con la banca.
5. In vista della necessità di ampliare l’attività
delle popolari è necessario meglio utilizzare le risorse umane esistenti e
orientarle al dialogo ed all’assistenza effettiva alla clientela (specie
quella non ancora fidelizzata, presentando i nuovi prodotti e servizi sopra
descritti, creando uffici ad hoc (PMI agricole, start up, manifatturiero, dei
servizi, per i consumatori retail con mutui ed altre forme di credito al
consumo, per le imprese sanitarie etc).
6. Ai clienti che abbiano restituito regolarmente
più della metà di quanto prestatogli, la banca può offrire senza oneri di sorta
e a valere sulla garanzia già esistente, fino ai due terzi di quanto
restituito, alle stesse condizioni originarie. Si tratta di una misura
significativa sul piano dimensionale e costituisce, per l’impresa e la famiglia
che abbia dato buona prova di se, una “riserva” che conferisce una più grande
serenità economica e quindi l’effetto “ricchezza”, senza costi e lungaggini
burocratiche, ma in maniera prevedibile ed affidabile.
7. In vista della introduzione del mercato libero
dell’energia, la banca può offrire agli azionisti e ai clienti un contratto per
la fornitura di energia elettrica (su cui la banca percepisce una commissione)
che abbia vantaggi economici notevoli per il cliente (ottenuti grazie alla
negoziazione per numeri importanti nella trattativa con la società energetica).
8. Offerta ai correntisti, con sufficiente merito
di credito, di un conto corrente che offra un fido a revoca del cliente di
10.000 euro (minimo).
9. Offerta ai mutuatari che abbiano regolarmente
onorato tutti i propri impegni, della possibilità di ottenere ulteriore credito
fino all’ammontare del capitale già restituito, a rata costante, condizioni
inalterate (o migliorative) allungando proporzionalmente la durata del mutuo.
10. Costituire un nuovo Tavolo di conciliazione per
coprire anche chi ha avviato una causa nel corso del 2019 ed offrire agli
aderenti la possibilità di optare per un affidamento a revoca dell’azionista,
di importo pari o poco inferiore al lamentato, in alternativa alla dazione
della somma di denaro frutto della conciliazione.
11. Informativa sui contenuti concreti del progetto
industriale – sino ad oggi genericamente enunciato – di trasformazione ovvero
di creazione di una SPA. Formale rassicurazione che il valore dell’azione, in
tale ipotesi, rimanga quello di perizia.